CON COSA ESATTAMENTE VERRANNO SOSTITUITI I VOUCHER?

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Il premier Gentiloni si è recentemente espresso sul tema dei voucher dicendo “Nelle prossime settimane risponderemo ad un’esigenza di una regolazione seria per il lavoro saltuario ed occasionale. “

Nel 2016 circa 300.000 persone sono state retribuite con i voucher, ognuno del valore di 10 euro ; 7,5 euro di compenso al lavoratore e 2,5 euro di contributi versati all’Inps ed Inail.

I voucher, introdotti in Italia nel 2003 hanno avuto una lunga storia di modifiche e cambiamenti prima del loro utilizzo massiccio.

Nel 2012 il loro utilizzo è stato liberalizzato: chiunque poteva venire pagato tramite voucher ed ogni tipo di impresa poteva acquistarli per remunerare i propri lavoratori.

Secondo l’opinione di molti questo sistema aveva permesso una serie di abusi: per esempio alcune imprese invece che assumere dipendenti si affidavano ad una serie di lavoratori pagati con i voucher che si alternavano ai macchinari che normalmente avrebbe dovuto utilizzare un unico operaio con un contratto regolare.

Sono allo studio in tempi rapidi strumenti diversi, per quanto riguarda i Voucher per le famiglie.

In particolare un “nuovo voucher” destinato alle famiglie, con cui pagare collaboratori domestici come babysitter badanti o insegnanti per le ripetizioni, ed un altro strumento per le imprese.

L’idea di fondo per le famiglie è di riprendere il modello della Francia ovvero quello degli “cechque emploi” ossia degli assegni di lavoro – a volte chiamati con la sigla CESU – .

Gli assegni di lavoro possono essere usati soltanto dalle famiglie e servono a pagare un agenzia che fornisce personale oppure per pagare direttamente il collaboratore.

Hanno limiti temporali e di guadagno abbastanza stringenti e, soprattutto, è difficile abusarne, visto che tutte le operazioni devono avvenire registrandosi presso il centro nazionale CESU, che gestisce tutto il sistema e si occupa in maniera automatica di fornire la busta paga, compreso il calcolo dei contributi e delle altre voci di spesa.

Gli assegni di lavoro francesi sono in parte una forma di assistenza sociale: sono pensati in particolare per l’aiuto agli anziani, sono in parte finanziati dallo stato e molte famiglie li ricevono come parte di piani di welfare pubblico o privato.

Tutto il sistema di richieste e utilizzo è centralizzato: è necessario compilare moduli, iscriversi ad un portale e fornire i propri dati di conto corrente bancario.

A quel punto gran parte dei conteggi sui pagamenti ed i pagamenti stessi vengono effettuati in maniera automatica.

Questo sistema limita molto la possibilità di compiere abusi, ma è anche abbastanza macchinoso rispetto al funzionamento dei vecchi voucher italiani, che potevano essere acquistati in tabaccheria ed utilizzati in qualsiasi momento.

Inoltre l’assegno francese garantisce al lavoratore un versamento di contributi molto più alto del vecchio voucher, che viene in parte coperto dallo stato.

Da fonte INPS si dice di poter gestire un equivalente italiano della piattaforma CESU francese, ma per farlo significherà probabilmente spendere denaro non solo per mantenere in piedi il sistema ma anche per garantire la copertura contributiva aggiuntiva.

Passiamo ora ad esaminare i voucher per le imprese.

Introdurre un sistema francese per i lavori occasionali domestici non sembra impossibile, almeno sulla carta, anche perché riguarderà probabilmente solo una piccola parte di coloro che in passato hanno usato i voucher.

Come recentemente ricordato dal Presidente dell’INPS Tito Boeri solo il 3 % dei voucher viene utilizzato direttamente dalle famiglie.

E’ maggiormente complicato trovare una soluzione equilibrata per quanto riguarda il lavoro occasionale all’interno delle imprese: il mercato del lavoro moderno spesso richiede flessibilità, che però deve essere conciliata con le esigenze dei lavoratori.

E’ un problema non solo italiano ma di gran parte dei paesi europei.

Secondo il parere concorde degli esperti e secondo alcuni dei principali sindacati ( come CISL e UIL che a differenza della CIGL non sono completamente contrari ai voucher) i sistemi in vigore oggi in italia per la retribuzione dei lavori occasionali non sono sufficienti a coprire le esigenze delle imprese e di coloro che sono disposti a lavorare in maniera saltuaria.

Eliminati i voucher, lo strumento che più si avvicina è il lavoro ad intermittenza, in cui il datore di lavoro e l’impiegato si accordano per una prestazione lavorativa che sarà svolta in maniera saltuaria in un determinato arco di tempo ( settimane o mesi).

Al momento questa forma di lavoro può essere utilizzata solo da chi ha meno di 25 anni o più di 55.

Il governo vorrebbe abolire questa discriminante e rendere più ampio l’elenco dei settori che possono usare questa forma di contratto (che oggi è ancora in parte regolata da un regio decreto del 1923).

Secondo la stampa l’idea del governo è quella di creare un sistema simile ai mini job tedeschi, introdotti in Germania nel 2003, come parte del famoso pacchetto di riforme promosse dal cancelliere socialdemocratico Gherard Schroder che hanno portato ad una massiccia liberalizzazione del mercato del lavoro tedesco.

I mini job possono essere utilizzate da famiglie e imprese di tutti i tipi e servono a pagare prestazioni di lavoro occasionale.

Esiste un limite massimo a quanto si può guadagnare in un mese, 450 euro anche se la regola importante da rispettare è non ricevere più di 5.400 euro in un anno ( 450 euro per 12 mesi) mentre in un singolo mese è possibile superare la soglia dei 450 euro per via di picchi stagionali o momenti di attività particolarmente intensa.

I mini job garantiscono una migliore copertura assicurativa, contributiva e sanitaria rispetto ai vecchi voucher: il lavoratore ottiene uno stipendio di 450 euro ed il datore di lavoro ne paga circa 200 sotto forma di contributi ed assicurazione.

Da un punto di vista politico il problema di questa soluzione è che finirebbe con il reintrodurre i vecchi voucher, con soltanto alcune differenze.

Il lavoro intermittente è basato su un contratto e quindi richiede maggiori adempimenti burocratici da svolgere rispetto ai vecchi voucher che potevano essere semplicemente acquistati in tabaccheria.

Se i futuri mini job italiani venissero concessi a tutti i settori produttivi, come avviene in Germania, ci saranno probabilmente nuove critiche agli abusi ed alla concorrenza che questo tipo di lavoratori farebbe a chi ha contratti più solidi.

Al momento inoltre i mini job sono molto criticati in Germania: il candidato socialdemocratico Martin Schulz ha promesso proprio una riforma dello strumento proprio per limitarne gli abusi.

Ad oggi circa 7,5 milioni di tedeschi, quasi un occupato su cinque, lavorano con mini job o hanno un mini job come secondo lavoro.

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